Tu stai servendo, però non sei un servo. Servire è l'arte suprema. Dio è il primo servitore; Lui serve gli uomini, ma non è servo degli uomini.
(La vita è bella, regia di Roberto Benigni)
Katherine Mansfield durante una sua lezione di scrittura dice: "Chi scrive è chiamato a rimanere meravigliato dalla realtà e a lasciare che questa gli fornisca la linfa necessaria a dare vita alle proprie parole. Lo scrittore è un servitore della realtà."
Anche per me lo scrittore è un servitore. Il suo servizio è quello di aiutare il lettore a scoprire un tesoro dentro di sé.
Se qualcuno dicesse una cosa del genere al lettore, lo prenderebbe in giro o lo giudicherebbe retorico. Se qualcuno desse una mappa del tesoro al lettore, il lettore la seppellirebbe. Ecco perché è necessario lo scrittore. Lo scrittore prima prende per mano il lettore, ne acquisisce la fiducia, percorre un po' di strada insieme a lui e poi comincia a guidarlo seguendo una nuova mappa: la mappa del tesoro.
In Programmazione Neurolinguistica spesso diciamo che "La mappa non è il territorio" ovvero la nostra esperienza della realtà non è la realtà stessa, è piuttosto una nostra rappresentazione interna di quella realtà e quindi meglio definibile come un modello o una mappa della realtà.
Inoltre l'essere umano non risponde alla realtà stessa, risponde al modello che si è formato della realtà attraverso i cinque sensi e lo stato emotivo in cui si trovava durante una certa esperienza. La nostra reazione di fronte ad una tavola imbandita è completamente diversa se abbiamo appena mangiato o se invece non mangiamo da tre giorni.
Alcuni scrittori sembrano averlo intuito naturalmente come Mark Haddon che ne "Lo strano caso del cane ucciso a mezzanotte" parla proprio di questo fenomeno citando un esperimento che il personaggio aveva visto in una serie televisiva "I meccanismi della mente": "Quando osserviamo le cose crediamo di guardare fuori dai nostri occhi come se ci fossero due finestrelle e pensiamo che dentro la nostra testa ci sia una persona, ma non è così. Guardiamo uno schermo dentro la nostra testa, come lo schermo di un computer". Questo da un lato ci avvantaggia perché quello schermo lo possiamo manovrare, renderlo più chiaro, avvicinarlo, aumentare il fuoco.
Lo scrittore sa intuitivamente che le persone a forza di guardare questo schermo vedono sempre meno la realtà stessa e nel tempo si formano un'idea distorta della vita e ne trascurano o dimenticano una parte importante.
In entrambi i casi lo scrittore è colui che ci sa fornire una nuova mappa migliore della precedente, tale da far emergere i tesori sepolti all'interno dell'animo umano. Il tesoro può essere una nuova speranza, o una verità scomoda, o qualcosa che avevamo dimenticato, in ogni caso un bene prezioso. Può avere un enorme valore anche un avvertimento, una denuncia. Sono comunque tesori, perché la persona ne risulta arricchita, ovvero con una mappa del mondo allargata, che contiene nuove possibilità, nuovi territori e nuovi tesori.
Il grandissimo ipnotista Milton Erickson disse “C'è qualcosa che sai, ma non sai di sapere. Non appena scopri cos'è che sai già, ma non sai di sapere, sai che allora puoi cominciare".
Il ruolo dello scrittore è proprio questo, espandere il modello che ci siamo fatti del mondo e la sua funzione è necessaria perché l'essere umano ha bisogno di un continuo riallineamento con la realtà e di una continua espansione evolutiva della sua percezione della realtà. Poiché la nostra mente ha una naturale tendenza a resistere alle indicazioni dirette ci vuole un romanzo, una storia, una poesia, una canzone, un film per portarci su nuovi territori.
Il lavoro principale dello scrittore è cercare intorno a sé le possibilità di allargare la mappa di cui le persone normali, impegnate nella loro vita quotidiana, non sono consapevoli. Quelle esperienze cioè che portano l’uomo a crescere, ad ampliare le proprie vedute, a tenere conto di cose diverse dalle proprie, ad accettare nuove realtà e così via. E soprattutto non è necessario spiegare perché tutto ciò accada.
Abbiamo bisogno di artisti, registi, fotografi, musicisti che ci ricordino quello che ci siamo dimenticati, che ci aiutino a vedere ciò che non riusciamo a vedere eche ci facciano sentire fin dove può arrivare l'uomo quando si confronta con la vita.
Battiato canta "Ti invito al viaggio in quel paese che ti somiglia tanto" ed è proprio questo che convince il lettore a partire, il sentire che il paese in cui verrà portato gli assomiglia tanto.
Come può lo scrittore indurre il lettore a pensare che egli lo conosca così bene?
Nel prossimo post cominciamo a vedere alcuni strumenti che permettono allo scrittore di entrare in relazione con il lettore per guadagnarsi il diritto di invitarlo ad un nuovo viaggio.
driadema@gmail.com
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